La consultazione

"Eccoci qua".

Il presidente Giorgio Napolitano scruta il volto aperto, franco, dell'interlocutore.

"Allora, sono veri" pensa.

E' curioso, aveva sempre creduto che tutti quei nei fossero falsi, uno dei tanti camuffamenti per guadagnarsi la simpatia degli elettori di destra. Un novello Bruno Vespa, insomma. Certo, non il peggiore degli stratagemmi che questo ormai navigato politico aveva messo in atto nella sua trionfale carriera.

"Lo facevo più alto" riflette ancora, tra sé e sé.

Però, che portamento. Dritto e orgoglioso. Mica come quegli altri del cosidetto centrosinistra. Sempre buoni a sottilizzare, far strategie, puntualizzare. Ora finalmente eccolo qua, per la prima volta, un candidato vero, uno che l'Italia la può cambiare, eccome. Fronte alta, sguardo diretto, fose solo quel labbro, vabbuò, mica si può essere perfetti. Mica stiamo qui a fare concorsi di bellezza. Anche se l'occhio vuole la sua parte.

"E ce l'ha insegnato bene, quello là, quello di Arcore", rimugina, presidenziale.

Quello si è sempre circondato di bellezza, magari cafona, ma incontestabilmente lontana dal grigiore degli avversari. una politica frizzante, rapida, decisionista, sempre pronta al luccichio delle pajettes e dei riflettori. Sempre adeguatamente distante dai problemi della povera gente. Ma facendo sempre intendere che per lui erano la priorità più grandi. Un guitto, insomma. Con al posto degli applausi i voti, mannaggia a lui.

"E questo qui ha imparato la lezione" sentenzia infine, preparandosi a prendere la parola, per formulare la sua proposta.

Un leggero colpo di tosse per schiarirsi la voce, un rapido movimento di assestamento sulla poltrona, e il Presidente è pronto per pronunciare le fatidiche parole.

"L'ho chiamata per chiederle se è disponibile a guidare il prossimo governo, caro Dudù".

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